Festa dei Santi
Carissimi
Il calendario avanza inesorabile e all'inizio di novembre, 1 e 2 novembre, come è tradizione antichissima noi cristiani celebriamo la festa dei Santi e il ricordo dei nostri fratelli defunti.
Sono giorni questi, in cui ci mettiamo di fronte alla morte, al ricordo della morte dei nostri cari, di quelle persone a cui abbiamo voluto e vogliamo bene.
La morte è il grande tabù del nostro tempo, è rimossa come se non ci fosse e invece entra in tutte le famiglie e porta sconcerto, sconforto, pianto.
Gesù nel suo Vangelo dice che la morte la comprendono i piccoli, cioè quelle persone che a Lui si affidano, infatti Lui ci ha dato la chiave per affrontare la morte, parlando di amore, di vita eterna di resurrezione.
La negazione della morte, la sua esclusione dalla cultura attuale, e più ancora una sorta di tabù a parlarne, ha creato una condizione assolutamente inedita nella lunga storia della civiltà occidentale che è quello di credere a una eterna giovinezza, che è qualcosa di impossibile. Frutto del 900 è stata la rimozione della morte e questo ha causato e alimentato le derive più desolanti.
Ci si illude di tener lontana la morte, ma non sappiamo che la morte fa parte del ciclo della vita e non va appena subita ma accolta, con il cuore dei piccoli e l'esempio di S. Francesco che chiamava la morte "sorella".
Purtroppo tante persone si limitano a fare la visita al cimitero nei giorni prescritti, spesso senza fermarsi per una preghiera senza ascoltare una
S. Messa per i nostri defunti, questo ci toglie la possibilità di meditare sul fatto che tutti siamo mortali.
Solo se sappiamo e impariamo a rendere omaggio ai nostri morti non solo esteriormente con un fiore che già è una bella cosa, ma non impariamo a pregar per loro, noi non impariamo a contare i nostri giorni e a vivere con sapienza e morire con dignità.
Il 2 novembre è un giorno in un anno, ma i nostri morti ci accompagnano sempre giorno per giorno e chiedono di non essere dimenticati.