Carissimi anche questa settimana lo scenario internazionale è dominato dalla guerra...
Carissimi
anche questa settimana lo scenario internazionale è dominato dalla guerra, alla fine ci abituiamo a tutto, anche al male e al dolore. E' importante che noi cristiani decisamente ci schieriamo per la pace, ma dobbiamo anche imparare a leggere le situazioni che la storia e l'oggi ci presentano. Questa guerra, iniziata su tutto il territorio dell'Ucraina, oggi sembra concentrarsi sul territorio del Donbas che è la regione orientale dell'Ucraina in grande maggioranza russofona. Putin la reclama come territorio russo e dice di volerla liberare dal dominio ucraino. Le pretese di Putin su questa regione non hanno un reale fondamento storico, ma fa parte di quella propaganda che, soprattutto in tempo di guerra, prende entrambi gli schieramenti e ognuno tenta di far dire alla storia quello che vuole. Una cosa è certa, il bacino del Donbas è una regione molto ricca di miniere, di carbone e di ferro che conobbe un grande sviluppo industriale all'inizio del secolo scorso. Questa regione parla normalmente il russo perché è un processo che è avvenuto sia in epoca zarista che in epoca sovietica. Stalin, che non era uno stinco di santo, col fine di rendere collettive le terre portò allo sterminio, nelle campagne, le famiglie dei piccoli coltivatori che erano portatori di una cultura e di una lingua che era l'ucraino. La vera rivoluzione, senza violenza, la fanno i gesti di pace, come quello che è avvenuto al Colosseo la sera del Venerdì Santo quando nella Via Crucis in mondo visione nella 13esima stazione la Croce è stata portata da due donne amiche, una russa e una ucraina, la pace si costruisce così, peccato che questo non sia piaciuto ne ai russi ne agli ucraini. Insieme Irina e Albina indicano la prospettiva cristiana, ancora una volta la croce scandalizza, però l'annuncio della Pasqua riesce a rompere con un raggio di luce le ore più buie della storia che sono sempre quelle legate alla violenza o alla guerra. Dobbiamo imparare ad essere costruttori di pace senza se e senza ma.