25 febbraio del 1956 moriva don Carlo Gnocchi

Sabato, 25 Febbraio 2017

Carissimi,   

il 25 febbraio del 1956 moriva don Carlo Gnocchi: un grande uomo, un grande italiano, un grande sacerdote.

Oggi mentre lo ricordiamo qui nella nostra chiesa dove custodiamo la sua reliquia, lo ricordiamo insieme alla sua famiglia cioè i suoi alpini, l’Aido, gli ex studenti.

Oggi vorrei fermarmi con voi a riflettere e a far si che la nostra vita sia illuminata dall’esempio di don Carlo.

  1. La carità non divide

questo diceva don Carlo, è l’unica cosa che non divide, le altre cose a cui teniamo tutte dividono:

  • L’ingegno
  • La cultura
  • La ricchezza
  • La posizione sociale
  • La casta
  • Il sangue
  • La religione

Queste cose finiscono tutte per dividere e mettono gli uomini gli uni contro gli altri ferocemente.

Invece la carità non divide mai, unifica e salva. È un valore assoluto universale costante.

Un valore per tutti i tempi e per tutti gli uomini, don Carlo uomo animato dalla carità ha ridato dignità alla sofferenza superando ogni ostacolo.

  1. Che uomo era don Carlo?

Un uomo che ha avuto una vocazione che l’ha seguita sempre e questa vocazione ha illuminato la sua vita gli ha dato senso, don Carlo era un pellegrino ha camminato tanto, era un malato di infinito, incamminato verso l’eternità, un uomo sempre in marcia.

  1. Don Carlo educatore

Nel 1925 ordinato sacerdote come tutti i preti ambrosiani ha fatto il prete in oratorio, educatore, giovane insieme ai giovani e per stare accanto ai suoi giovani si è fatto alpino e alpino lo è stato sempre, camminando con gli alpini nella ritirata di Russia cercando ancora una volta di “portare a casa i suoi giovani”.

  1. Don Carlo e i mutilatini

È l’ultima tappa della sua vita, lui che voleva portare a casa i suoi giovani ha loro a quelli che non ha potuto portare a casa ha ridato vita, visitando le loro mamme le loro spose i loro bambini e proprio a quei bambini offesi dalla guerra don Carlo gli ha dato anima e corpo, fondando la sua “ Baracca”.

L’impegno tra i mutilatini parte da due principi che sono diventati due capisaldi di don Carlo genio della Carità:

“Dio non manda mai una croce senza unirvi la grazia di sopportarla”

Nella misteriosa economia del cristianesimo, il “dolore degli innocenti” è dunque permesso perché siano manifeste le opere di Dio e quelle degli uomini.

Grazie don Carlo per la tua vita, spesa tutta per il bene dei tuoi giovani oratoriani scolari del Gonzaga alpini e poi mutilatini.


don Luigi Caimi


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