Per vivere in comunità non bisogna chiudersi alla bellezza dei doni che gli altri hanno-dobbiamo sempre avere la capacità di riconoscere doni e limiti
Carissimi,
la comunità si deve sempre aprire agli altri, altrimenti diventa una setta e la parrocchia per sua natura non può esserlo, per aprirsi agli altri è necessaria l’umiltà, la setta invece è fatta da persone che si credono le sole ad aver ragione e rischiano chiusura e fanatismo perché incapaci di ascoltare, invece, sia in famiglia che in parrocchia che sul posto di lavoro è importante far sapere come la pensiamo, ma è importante anche saper ascoltare.
Per vivere in comunità non bisogna chiudersi alla bellezza dei doni che gli altri hanno, dobbiamo sempre avere la capacità di riconoscere doni e limiti.
La comunità vive, è sana quando all’interno si creano legami di amicizia, di servizio, mai di dipendenza. Oggi più che mai dobbiamo essere capaci di fare gruppo, perché nessuno venga lasciato indietro.
Una comunità cristiana ha il compito di diffondere la buona notizia del Vangelo e questa buona notizia deve essere per tutti. La comunità cristiana ha un suo modo che non si deve confondere con il mondo per concepire l’autorità, la condivisione, l’obbedienza, la povertà la ricchezza, essa ha un suo stile di vita ottenuto attraverso la spiritualità che la anima ed è capace di rispettare le tradizioni che ognuno ha. La chiesa non soffoca il particolare ma lo mette nel cammino comunitario, perché quest’ultimo sia arricchito dall’esperienza di tutti.
Una comunità vive se è capace di passare i doni che ha alle nuove generazioni, e questo è il capitolo della vita oggi più difficile e che mi preoccupa di più, sembra che il testimone della fede non possa più passare da una generazione all’altra, non è così: bisogna impegnarci a trovare altre strade perché il Vangelo e la nostra fede non sia essere per una sola generazione, ma la comunità si deve arricchire della fede dei bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani perché ognuno ha dei doni che arricchiscono anche gli altri.
La comunità deve aiutare tutti a trovare quello slancio, per mantenere sempre viva la sorgente.
La nostra sorgente fa sempre sgorgare acqua, perché è Cristo, ma noi dobbiamo avere sete di Lui, altrimenti l’acqua che sgorga si perde.
Guai distogliere gli occhi da Gesù, guai pensare di poter vivere senza avere sete di Lui, senza guardare a Lui. Se ci stacchiamo da Lui facciamo compromessi con il mondo e come dice Papa Francesco diventiamo mondani.
Attenzione anche a disperarsi, perché è diventato faticoso trasmettere la fede, dobbiamo sempre ricordarci di essere povera argilla nelle mani di un grande vasaio, la forma e la bellezza del vaso non sono date solo dalla bontà delle materie, ma sempre dalle mani del vasaio.