"Maternità surrogata", più comunemente conosciuta come utero in affitto

Domenica, 26 Marzo 2023

Carissimi 

anche per noi non è vietato pensare! In questi giorni è divampata la polemica sulla questione dei figli nati all'interno di una coppia omoaffettiva. E’ tornata alla ribalta della cronaca una questione che da anni si dibatte, diventando una questione ideologica e quindi facendo sparire spesso il buon senso. Dico queste cose mantenendo un grande rispetto, per i bambini e le persone che si trovano in questa situazione. Non voglio certamente entrare nel giudizio e soprattutto nel pregiudizio ideologico, ma voglio che anche noi cristiani possiamo dire la nostra su una questione così importante. Io sono nato da un uomo e da una donna, il mio papà e la mia mamma, ho avuto questa grazia, e ho avuto la fortuna che loro sono vissuti fino a tarda età. Ogni volta che celebro un funerale di un papà o di una mamma giovane e vedo gli occhi dei loro bambini, non faccio fatica a dire che mi commuovo e mi piange il cuore, e dico al Signore, ma perché? Un bambino che perde il papà o la mamma subisce un dolore che non è naturale e nessuno può consolare, anche quando diventa grande avrà sempre un ricordo particolare, struggente. Quindi quando si parla di questa questione io ho sempre paura di dire una parola che possa ferire, certamente però capisco che ci sono interessi diversi e ugualmente fondamentali in gioco. A mio modo di vedere non si tratta di una sentenza "contro" ma piuttosto contro la "maternità surrogata", più comunemente conosciuta come utero in affitto. Questa pratica è accompagnata dallo squallore di un vero e proprio business milionario, costruito spesso da persone ricche a scapito di persone molto povere. Questa, purtroppo, è una pratica che vede il figlio non come un dono, come realmente è, ma come un vero e proprio "prodotto". Questo modo di fare non si basa sul diritto legittimo di un bambino di avere un padre e una madre, ma sul preteso diritto degli adulti di avere un figlio a tutti i costi.

Cari novesi mi scuso ancora spero di non aver ferito nessuno ma, abbiamo diritto di pensare.                                                                                                                                                       

 


don Luigi Caimi


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