VIAGGIO IN GIORDANIA: “ DALLA FINE ALL’INIZIO, UNA STORIA DI SALVEZZA….”
Comunità Pastorale San Grato, Nova Milanese
VIAGGIO IN GIORDANIA: “ DALLA FINE ALL’INIZIO, UNA STORIA DI SALVEZZA….”
LA PARTENZA
E’ bastata la sola presenza di Petra nel programma di viaggio, per iscrivere 17 parrocchiani novesi ad un tour di 5 giorni in Giordania e Israele. Con l’euforia che spinge chiunque debba intraprendere un viaggio turistico, ci ritroviamo al pullman con il capogruppo designato, la Pinuccia, che controlla la buona salute fisica e mentale dei partecipanti. Prima di raggiungere Malpensa, facciamo tappa a raccogliere l’ altro gruppo della Parrocchia di Cornaredo e incontriamo colui che, in coppia con padre Enrico, partito con noi, ci farà da guida spirituale. Don Luigi, giovane sacerdote cornaredese, per tutto il viaggio ci regalerà approfondite conoscenze teologiche e storiche sulla Terra Santa; la sua figura alta e longilinea è diventata facile punto di riferimento per tutto il gruppo negli spostamenti e soprattutto durante i momenti d’ispezione nelle dogane. Subito dopo aver toccato terra a Tel Aviv ci siamo trasferiti a Gerico, in Cisgiordania, terra palestinese controllata dagli Israeliani, e subito ci siamo resi conto delle tensioni che invadono la vita di questi popoli in continua guerra. La modernità dell’albergo ed il cibo gustoso della cena aiutano a togliere dubbi sull’alimentazione tipica del luogo. Intanto tra i due gruppi nasce un’ottima intesa e poco alla volta veniamo a conoscerci tutti.
GERICO
La sveglia, da qui al termine del nostro tour, sarà sempre all’alba per permetterci di essere pronti a vivere tutti i bei momenti delle giornate. Quella di oggi prevede il passaggio in Giordania e alla frontiera di Allemby, che risulta parecchio complicato e teso per le ispezioni accurate che gli Israeliani fanno in regime di tempi di guerra. I fucili imbracciati da giovanissime soldatesse, seppur tutte carine, mettono brividi che percorrono le nostre schiene. E’ tassativamente vietato fotografarle. Veniamo sbatacchiati a destra e a manca, facendoci perdere anche del tempo prezioso che patito poi alla nostra tappa al Monte Nebo
GIORDANIA : MONTE NEBO E MADABA
Avvolti da una foschia di polvere del deserto, raggiungiamo il Monte senza perdere la nostra allegria di un gruppo ormai affiatato, dove ciascuno porta la propria verve con battute di spirito. Ci sentiamo tanti Mosè che vogliono vedere l’orizzonte della Terra promessa, ma la foschia non ci aiuta a capire fino in fondo il tuffo al cuore che il patriarca deve aver provato nel vedere la meta che non avrebbe mai raggiunto. E’ soprattutto nella Santa Messa partecipata sulla sommità del Monte che diventa naturale sentirsi popolo in cerca di una Terra promessa. Nel pomeriggio iniziano le prime compere dagli artigiani del luogo che si esibiscono nelle loro migliori arti di lavorazione delle tante ricche pietre del Mar Morto. Mosaici, sabbie desertiche, pietre preziose come l’avventurina, una bellissima pietra blu, sono tra i primi articoli regalo che riempiono i nostri zaini. Ci è facile fare compere perché gli abitanti del luogo sono in difficoltà economica e la nostra guida giordana ci assicura che loro fanno parte di una cooperativa che aiuta tutti. A proposito di questa guida, accolta una volta attraversata la frontiera, è doveroso spendere due parole. Si chiama Issa, cioè Gesù perché nato nella notte di Natale, simpatico e preparato, bella presenza e celibe, ha studiato a Roma, è cristiano, quindi fa parte della minoranza del popolo giordano, che invece è prevalentemente musulmano. Entrato subito in sintonia col nostro gruppo ha reso poi triste il suo distacco una volta rientrati in Israele. Ecco la descrizione della sua terra: situata nel nord-ovest della penisola arabica la Giordania, grande meno di un terzo dell’Italia e dalla curiosa forma a farfalla, prende il nome dal fiume Giordano che segna ad ovest il confine con Israele e i Territori Palestinesi. Ha tre distinti habitat geografici e climatici: la fertile valle del Giordano incassata in una profonda fossa tettonica assieme ai laghi di Tiberiade e Mar Morto; l’altopiano montuoso della Transgiordania dove si trovano tutte le città e i siti archeologici, entrambi con clima mediterraneo; infine tutto attorno l’arido deserto roccioso e sabbioso, ancora abitato dagli ultimi beduini nomadi, il quale occupa ben i due terzi dell’intera superficie. Dopo aver pranzato a Madaba in un ristorante tipico del posto, con tanti sapori intensi e a noi sconosciuti, ma sempre apprezzati, partiamo lungo la strada del deserto per raggiungere Petra. Ci ritroviamo avvolti da una calda aria primaverile, come ad aprile da noi. La luce del tramonto, che riflette sull’orizzonte desertico di pietra rosa, spinge tutti noi a spiaccicare il naso sul finestrino del pullman per vivere intensamente un panorama tanto diverso dal nostro. Con il buio della sera giungiamo a Petra.
PETRA
Il resort che ci accoglie è un vecchio villaggio ottomano restaurato, con camere scavate nella roccia delle montagne che abbracciano Petra. E’ come essere stati appoggiati in un Presepe circondato dai tanti lumi della città. Ci viene affidata una mappa con il nostro numero di camera e per raggiungere la propria destinazione partiamo come in una caccia al tesoro. L’ambiente è veramente affascinante e la nostra guida non manca di sottolineare che noi siamo i ricchi, infatti le abitazioni che ci circondano sono modeste e sono lo specchio della vita di stenti di questo popolo. La preghiera canora del muezzin ci sveglia all’alba del giorno dopo, che si presenta con uno splendido cielo sereno, di un azzurro intenso e un tepore primaverile. È la giornata ideale per visitare la capitale dei Nabatei. Partiamo tutti con scarpe da pellegrini per affrontare gli 8 chilometri a piedi sulle antiche pietre del sentiero scavato nelle fessure di una roccia rosa, resa ancora più brillante dai primi raggi del sole che ancora faticano a infiltrarsi. Non bastano poche righe per descrivere il fascino di Petra, dove la natura e l’ingegno umano si fondono in uno dei più armoniosi spettacoli offerti dal tempo e dalla storia. Capitale per secoli, a cavallo dell’era cristiana, dei Nabatei, popolo di commercianti carovanieri ma anche abili architetti e idraulici, costituiva uno dei più importanti terminali delle due principali strade commerciali dell’antichità, la Via dell’Incenso e delle spezie dal sud arabico e dall’oceano Indiano e della Via della Seta dall’Oriente. Capitale della provincia romana dell’Arabia, Petra incanta ancora oggi per le centinaia di imponenti monumenti tombali scavati nella roccia entro profondi canyon. Proprio davanti alla Tomba del Tesoro la nostra MariaTeresa si esibisce in una spavalda cavalcata sopra un vecchio dromedario e attira su di sé le foto dei pellegrini. La meraviglia di tutti sta nel notare le persone fra noi più anziane che, senza cedimento, si bevono in un amen i tanti chilometri di cammino nel bel mezzo di queste bellezze da togliere il fiato. Proprio in gamba!
AMMAN
Dopo esserci rifocillati, ritorniamo al nord sulla strada del deserto per raggiungere Amman, la capitale. Anche se più moderna dei luoghi appena visitati, è comunque lo specchio di una nazione non certo ricca. A differenza degli Stati vicini, non ha petrolio e le sue terre sono prevalentemente desertiche. La strada del deserto è fonte di aiuti straordinari da chi la usa. Prima dall’Iraq per raggiungere il Mar Rosso trasportando petrolio, ed ora, dopo la guerra contro Saddam Hussein, è diventata rotta importante per raggiungere la Mecca, quindi via importante per l’Arabia Saudita. Amman conta più di 4 milioni di abitanti, molti dei quali sono profughi provenienti dai paesi confinanti a causa delle guerre scoppiate nella regione arabo-palestinese dell’ultimo secolo. Il Paese intero conta 9 milioni di abitanti, per la maggior parte arabi musulmani, ma anche con una buona parte di arabi cristiani. Una minoranza è invece rappresentata dai beduini nomadi del deserto. Particolarmente toccante risulta l’incontro con un padre francescano, padre Mario, che guida una parrocchia nel settore più povero della città e che ospita in continuazione profughi cristiani provenienti dai Paesi confinanti in guerra: un vero e proprio esempio concreto di fraterna accoglienza!
BETANIA
Dopo la parentesi turistica, partiamo alla volta di Gerusalemme attraversando il cuore della Terra Santa, il fiume Giordano che sfocia nel vicino Mar Morto. Raggiungiamo Betania, dove Gesù fu battezzato. Siamo dalla parte giordana, profondamente diversa dalla sponda israeliana: un povero sentiero tra i canneti di un terreno ancora minato, ci conduce al luogo santo. Don Luigi, rischiando un bagno nelle acque su un’asse sgualcita e melmosa, rinnova a noi tutti il gesto sacro del Battesimo. E’ come tornare indietro nella storia dove Dio e l’uomo s’incontrano sulla via della salvezza. Dalla sponda israeliana giungono le immagini di pellegrini di diverse religioni che si immergono, con alle spalle le strutture turistiche di un paese certamente più ricco e attrezzato.
RITORNO IN ISRAELE: GERUSALEMME
A tarda mattina raggiungiamo Gerusalemme. Dopo aver gustato le prime bellezze e osservato le prime contraddizioni di questo luogo segnato da scontri politici e religiosi, costeggiamo un lungo muro in cemento armato che separa il territorio israeliano da quello palestinese. Siamo accolti dai padri Melchiti, nel centro di Gerusalemme, a due passi dal Santo Sepolcro, dalla moschea di Omar e dal Muro del Pianto. Siamo nel cuore della capitale universale: la città santa! Don Luigi ci lancia il suo monito per entrare in quella sfera spirituale che richiede che ogni momento sia frutto di “ incontri, che devono essere mangiati e vissuti” e solo in secondo tempo anche fotografati. Particolarmente toccanti sono le spiegazioni della nuova guida israeliana, formatasi presso i padri francescani di Betlemme, sulla vita dei cristiani dentro una realtà con forte maggioranza arabo-musulmana e con il controllo degli Ebrei posto in ogni angolo delle strade. Questa è Gerusalemme: ancora una volta l’abbiamo desiderata, raggiunta e toccata! Ci si è presentata quale essa è con le sue innumerevoli sfaccettature e la sua eterna storia. Il nostro viaggio si chiude con la messa di padre Enrico al Cenacolino e con l’ultimo pranzo nelle terre ove le orme di Gesù hanno indicato chiaramente il futuro. Un grazie di cuore agli amici di Cornaredo per la bella intesa che si è instaurata con noi novesi e un arrivederci in altri pellegrinaggi all’insegna di quella rinnovata spiritualità che alimenta la vita di ogni uomo.