Memoria di che?
Carissimi,
con il mese di gennaio spesso noi uomini e donne di oggi siamo invitati a fare memoria, memoria di che? Il 27 gennaio giorno della memoria per tutte le persone uccise e per le grandi atrocità perpetuate dai nazisti al tempo della seconda guerra mondiale nei campi ci concentramento. Arriverà poi il ricordo delle Foibe, atrocità commesse dai comunisti di Tito nel Friuli Venezia Giulia sempre al tempo della seconda guerra mondiale. Il secolo scorso è stato uno dei secoli più sanguinari, guardando le immagini sorge una domanda: come si può arrivare a vivere così, a pensare così, a uccidere così? Ecco allora che il fare memoria di queste atrocità di cui è capace l'uomo deve servire non a continuare a dividere o addirittura negare ma fare memoria per non arrivare più a vivere così. Noi cristiani dobbiamo fare memoria perché la ferocia, il disprezzo, la non umanità non prevalga mai. Eppure cari fratelli e sorelle spesso mi sorge il dubbio che noi facciamo memoria ma, la storia non è mai maestra di vita. In questo periodo c'è una insostenibile situazione che si è venuta a creare in Bosnia Erzigovina nei confronti dei migranti in transito. Questa situazione sta causando una grave violazione dei più importanti diritti umani e sta seriamente mettendo a rischio la vita di migliaia di persone. Nessuna questione politica può essere anteposta alla tutela della vita di ogni persona. In Bosnia ed Erzegovina stiamo assistendo a una catastrofe umanitaria. Ci sono circa 8000 migranti in tutto il paese, di questi, 5000, sono accolti nei centri di transito e nei campi ma ci sono almeno 3000 che dormono in edifici abbandonati, sistemazione improvvisate o all'addiaccio. Il rischio che di fronte a uomini e donne e bambini trattati peggio degli animali noi non facciamo memoria, non ricordiamo i campi di concentramento, non ricordiamo i gulag, non ricordiamo le foibe, non ricordiamo la ritirata dei nostri alpini in Russia, non ricordiamo le distruzione, le migliaia di morti della guerra, non ricordiamo il pianto e la disperazione delle persone, noi oggi siamo diventati incapaci di guardare alla storia come maestra di vita, noi guardiamo alla storia per dividerci, per decidere da che parte stare e quindi diventare tifosi degli uni o degli altri. I disperati non ci chiedono di essere dei tifosi ci chiedono di essere uomini e donne che provano compassione e quindi grazie alla compassione permettono al mondo di andare avanti, di non perdere la speranza e di essere capaci di dire basta a simili atrocità che hanno umiliato, deriso, ucciso tante persone e continuano a farlo. Cari novesi riscopriamo la memoria per riscoprire il sentimento della compassione.