Carissimi questa è l'ultima pagina di un anno intenso...

Sabato, 26 Dicembre 2020

Carissimi  questa è l'ultima pagina di un anno intenso ed è la prima che si apre su un nuovo anno. Come sempre siamo abituati ad aprire l'anno con la giornata della pace che si celebra il primo gennaio. Ogni anno il Papa ci da un messaggio, il titolo di quest'anno è:"La cultura della cura come percorso di pace" Questo potrebbe essere anche il Messaggio della Messa di   ringraziamento con il Te Deum perché evidenzia delle criticità che anche noi uomini e donne di buona volontà dobbiamo guardare. Il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria e quindi il primo pensiero va a tutti coloro che hanno perso un famigliare o una persona cara. Duole constatare che, accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forma di egoismo, di nazionalismo, di razzismo e di xenofobia. Queste difficoltà  ci insegnano l'importanza di prenderci cura gli uni degli altri e insieme del creato per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. La cultura della cura deve aiutarci a debellare quella dell'indifferenza, dello scarto, dello scontro che oggi sembra essere prevalente. Le Sacre Scritture presentano Dio non solo come il Creatore ma come colui che si prende cura delle sue creature, la stessa vita e ministero di Gesù e la sua nascita dicono l'amore del Padre per l'umanità. Le opere di misericordia spirituale e corporale sono il nucleo di servizio di carità che dalla chiesa primitiva arriva fino a noi. La natura ha sempre prodotto un diritto comune per tutti, ma l'avidità lo ha reso spesso un diritto  per pochi. La storia ricorda numerose opere di beneficenza che nascono dai cristiani, furono eretti ospedali, ricoveri, orfanotrofi, brefotrofi e uffici che nascono appunto dalla carità dei cristiani. Nella morale sociale la chiesa sottolinea spesso il concetto di persona, nato e maturato appunto nel cristianesimo, quando si parla di persona si dice sempre relazione, non individualismo, afferma l'inclusione non l'esclusione, la dignità non lo sfruttamento. Noi cristiani e ogni uomo di buona volontà dovemmo ricordare che nessuno si salva da solo, ecco allora la solidarietà che è espressione dell'amore per l'altro. Il Papa è instancabile a incoraggiare tutti ad essere capaci di superare le disuguaglianze sociali, ecco perché della cultura della cura, ispirata alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà, all'osservanza delle leggi. Alla cultura della cura non si arriva per caso ma si arriva attraverso un processo educativo :  • Nasce in famiglia;  • Nasce dalla collaborazione tra famiglia e scuola;  • Le religioni devono aiutare a costruire il prenderci cura di tutti  Vorrei concludere questo mio scritto ricordando che il compianto arcivescovo Dionigi Tettamanzi diceva che "i diritti dei deboli, non sono diritti deboli.  Auguri di Buon Anno!!   

 


don Luigi Caimi


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