Davide Spinelli per la Lap ha fatto una ricerca riguardo all'influenza spagnola...

Venerdì, 15 Maggio 2020

Carissimi   

Davide Spinelli per la Lap ha fatto una ricerca riguardo all'influenza spagnola che è arrivata in Italia nel 1918 alla fine della prima guerra mondiale, questa ricerca che riguarda per noi Nova è tratta "dall'amico in famiglia" che era il mensile  nato in parrocchia nel 1916 , faceva da bollettino parrocchiale e veniva anche inviato al fronte per i nostri soldati. Sul bollettino ci si pone due domande:

1. la nuova malattia epidemica, che cos'è?

2. La sua cura come evitare il contagio?

Il bollettino di allora parte dalla considerazione che finora non si è riuscita a determinare con precisione quale sia il mezzo di propagazione del bacillo della malattia. E' però certo che la malattia è contagiosa e quindi diventa necessario conoscere e applicare alcune norme. I primi sintomi della malattia sono dolori generali alle membra, specie alla schiena, dolori al capo, bruciore alla gola, tosse, dolori al petto e catarro molto denso. La cura suggerita era la seguente:

riposo assoluto a letto, liberare subito lo stomaco e l'intestino con un purgante (anche se penso che a quel tempo era più la fame che il cibo) alimentazione sobria e leggera (latte, brodo, minestrina ecc…), evitare farmaci che potessero dar luogo ad una ripercussione sul cuore come ad esempio l'aspirina, pulizia con opportuni gargarismi alla gola, largheggiare gli stimolanti ( caffè). Poi si legge una rassicurazione: in generale la malattia curata opportunamente e a tempo ha un decorso breve e favorevole e non deve dar luogo ad eccessive preoccupazioni, Prima si parlava della cura ma veniva descritto anche come preservarsi dalla malattia e sono indicati otto punti:

1. evitare gli assembramenti inutili, i viaggi non necessari, i passatempi in luoghi chiusi (occhio al cinematografi);

2. Evitare contatti e visite con persone ammalate o convalescenti;

3. Lavarsi bene le mani e il viso, dopo il lavoro e dopo aver  avuto contatti con estranei, con soluzione di lisoformio e questo specialmente prima di mangiare

4. Non usare frutta e verdura se non cotta e ben lavata;

5. Sciacquarsi la bocca e fare gargarismi con soluzione di acqua ossigenata

6. Non sputare per terra e sorvegliare che altri non lo facciano, portare il fazzoletto alla bocca durante starnuti e colpi di tosse;

7. In caso di malattia ricorrere al medico ed in attesa prendere un buon purgante;

8. Osservare rigorosamente le indicazioni del medico si per la cura, sia per evitare di contagiare gli altri.

 

Sfogliando poi l'amico in famiglia del dicembre 1918 la prima pagina riportava l'elenco degli ultimi militari novesi morti in guerra e dice che anche a Nova la spagnolo ha fatto parecchie vittime. Anche in quel tempo in due mesi si superò il numero dei decessi del resto dell'anno. A Nova il contagio divampò all'inizio di ottobre e il maggior numero di morti avvenne nella seconda metà di quel mese. Don Carlo Mezzera, che celebrò tutti i funerali segnò 34 decessi in ottobre e 11 nel mese di novembre . Guardando il numero dei decessi si può dire che la spagnola a Nova fece morire 36 persone, nella normalità erano circa 9 decessi ogni due mesi. 

A quel tempo Nova Milanese aveva circa tremila abitanti, in quel periodo non tutti erano in paese perché circa 500 uomini erano ancora lontani per la guerra, da un calcolo approssimativo si può dire che la spagnola incise sull1,3% della popolazione.

Facendo un parallelo tra il 1918 e 2020 per rendere più cara l'entità della tragedia vissuta un secolo fa, facendo una proporzione con 23.000 residenti a Nova, un'epidemia con tasso di mortalità simile a quello della spagnola causerebbe circa 300 vittime.

Finora non è stato così, speriamo che non sia così. Cari novesi queste cose ve le ho riportate perché è bene fare memoria, e per non essere schiacciati da questo periodo che per numero di decessi non è paragonabile al 1918 anche se ci spaventa tanto e soprattutto non sappiamo come sarà il futuro. Se Nova e l'Italia si è ripresa della spagnola in condizioni di fame, di assenza di lavoro, di assenza di igiene e di poca frequentazione di ospedali, forza!!!forza!!! a noi dovrebbe andare meglio non lasciamoci scappare almeno la speranza.

P.S. La chiesa in quel tempo non è mai rimasta chiusa, i cristiani sicuramente spaventati sapevano guardare in cielo, noi abbiamo imparato a guardare le tasche, e nelle epidemia questo non basta.

 


don Luigi Caimi


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